Nel cuore del documentario di DW intitolato “Forced labor in China - Investigating factory-like prisons”, emerge un quadro sconvolgente della realtà carceraria cinese, dove migliaia di prigionieri sono costretti a lavorare in condizioni disumane. La storia parte da una scoperta casuale avvenuta nel 2015 a Parigi: due donne, nel comprare un test di gravidanza economico, trovano una lettera SOS scritta da un prigioniero nella città cinese di Tianjin. Questa lettera, una disperata richiesta di aiuto, svela le dure condizioni di vita e lavoro all’interno delle prigioni cinesi.
Marius Balo, un insegnante di inglese rumeno, ha vissuto otto anni di inferno nelle prigioni cinesi. Arrestato nel 2014 per presunti reati di frode commerciale, un’accusa che ha sempre negato, Marius è stato condannato a otto anni di carcere. La sua storia non è solo una testimonianza di ingiustizia, ma anche una denuncia delle condizioni disumane e del lavoro forzato a cui sono sottoposti i detenuti nelle prigioni cinesi.
Marius Balo arrivò in Cina con la speranza di costruire una carriera nel campo dell’istruzione, ma il suo sogno si trasformò rapidamente in un incubo. Accusato ingiustamente di frode commerciale, venne arrestato e condannato senza un processo equo. Durante i suoi otto anni di detenzione, Marius ha vissuto in condizioni estremamente dure, subendo maltrattamenti e violenze fisiche e psicologiche.